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Riunire un numero adeguato di proprietari

Un’associazione è costituita e si mantiene nel tempo principalmente grazie al contributo dei soci che la compongono. ​

Essere un gruppo coeso, coordinato e determinato permette di raggiungere gli obiettivi e gli scopi prefissati. Per fissare obiettivi comuni, tuttavia, è importante conoscere i proprietari, le loro idee e le loro aspettative legate alla gestione dei boschi. Ciò presuppone una conoscenza del territorio e dei proprietari che va al di là delle sole competenze tecniche e richiede la capacità di interagire in maniera empatica con gli attori coinvolti, creando dialogo e capacità di confronto tra e con essi. Richiede inoltre una capacità di raccolta, lettura e comprensione anche di dati storici del territorio, attingendo sia a fonti secondarie (documenti storici, reperti fotografici, precedenti piani di gestione ecc.) sia alla memoria e testimonianza di informatori privilegiati (residenti locali, tecnici di lunga esperienza, frequentatori del bosco, figure professionali del settore, enti pubblici, ecc.).

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Tipologie di proprietari forestali

Classificazione dei proprietari forestali privati in Europa basata sulle diverse attitudini e finalità gestionali
(P. Deuffic, M. Sotirov, A. Basse, 2018) (Boon et al, 2004)

I proprietari possono legittimamente avere attitudini diverse rispetto alla gestione del bosco ed essere animati da differenti motivazioni e aspettative. A titolo di esempio, di seguito è presentata una panoramica (non necessariamente esaustiva) delle diverse tipologie di proprietari, in relazione alle scelte gestionali, agli obiettivi da perseguire e alle attitudini individuali rispetto alla gestione dei boschi di proprietà.

Proprietario investitore orientato verso l’economia

Considera la proprietà forestale come una fonte di reddito regolare (vendita di legname e/o altri prodotti e servizi) e/o di sicurezza economica (investimento fondiario). La maggior parte di questi proprietari sono gestori forestali a tempo pieno e sono spesso importanti attori nei principali network del settore.

Il suo approccio selvicolturale è principalmente naturalistico (close to nature) mirato a proteggere e incrementare la biodiversità. Quindi, l’utilizzo dei prodotti forestali deve essere sempre basato su un giusto equilibrio di tutte le componenti dell’ecosistema forestale.

Considera e gestisce la proprietà forestale come una fonte di molteplici benefici materiali (prodotti legnosi e non legnosi) e immateriali (paesaggio, habitat di specie, protezione ecc.). La gestione del bosco costituisce un’occupazione occasionale poiché la sua principale fonte di reddito non è data dai prodotti forestali ma da altre tipologie di entrate che non dipendono dal settore forestale. Attribuisce grande importanza alle conoscenze selvicolturali tramandate dai propri avi e anche per questo motivo non approva facilmente la vendita e/o la concessione a terzi dei propri terreni.

È un gestore forestale che può operare su larga e piccola scala, che deve occuparsi della produzione e vendita dei prodotti forestali, preservando la biodiversità ed altri servizi ecosistemici oltre a promuovere attività ricreative. Deve quindi riuscire a bilanciare una sostenibilità economica a breve e lungo termine con le diverse esigenze della cittadinanza.
Non dimostra alcun particolare interesse o preferenza per la gestione della proprietà forestale. Spesso risiede lontano dalla proprietà, dispone di altre fonti di reddito e, in alcuni, casi non ha nemmeno consapevolezza del proprio stato di proprietario. In molti casi crede che le sue azioni non comportino una differenza significativa per la sopravvivenza del bosco.
Consiglio: Inizia con un numero di soci proprietari relativamente contenuto per le prime fasi formali (atto costitutivo e statuto) per poi aggiungere e aggregare via via nuovi proprietari per adesione successiva.
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Come coinvolgere i portatori di interesse?

Sviluppare un’associazione coinvolgendo più portatori di interesse (stakeholder), al di là dei proprietari, può risultare estremamente funzionale alla solidità e al miglior funzionamento dell’associazione stessa.

Un efficace processo di consultazione e  coinvolgimento delle parti interessate richiede competenze e capacità specifiche, che in molti casi comportano il coinvolgimento di professionisti ed esperti facilitatori e animatori del territorio.

In estrema sintesi il percorso di coinvolgimento dei portatori di interesse può articolarsi in tre fasi principali descritte di seguito.

 

Per maggiori approfondimenti scarica la guida completa di FSC

1. MAPPARE

Identificazione e mappatura dei portatori di interesse, cioè delle persone o gruppi di persone che hanno un'interesse diretto (proprietari, fruitori, vicini, ecc.) o indiretto (organizzazioni ambientaliste, cittadini in genere) rispetto alla gestione delle foreste.
È importante capire quali siano gli interessi e le aspettative di tali portatori di interesse rispetto alla gestione forestale.

2. PIANIFICARE

Capire come contattare tali portatori di interesse e, soprattutto nel caso di gruppi, chi sia legittimamente titolato a rappresentarli, fungendo da interlocutore.
Definire modalità e risorse per interagire con i portatori di interesse e per gestire le informazioni che saranno raccolte.

3. AGIRE

Attuare la consultazione e il coinvolgimento dei portatori di interesse secondo quanto definito al punto precedente. Vagliare e analizzare le informazioni raccolte, eventualmente integrarle nei processi gestionali/decisionali e fornire feedback chiari e trasparenti ai portatori di interesse coinvolti.

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